Il last chance tourism, o turismo dell’ultima possibilità, è un fenomeno paradossale che consiste nel visitare le destinazioni più vulnerabili alla crisi ecologica, specie e habitat naturali irrimediabilmente danneggiati, prima che siano irrimediabilmente compromessi. Questi luoghi includono ambienti sensibili come la Death Valley in California, Churchill a Manitoba, la Grande Barriera Corallina in Australia e perfino Venezia e le Alpi.
Questo tipo di turismo è guidato da un desiderio di vedere questi luoghi unici e preziosi prima che scompaiano completamente a causa dei cambiamenti climatici e delle azioni umane. Tuttavia, c’è un paradosso intrinseco in questa forma di viaggio, poiché le attività turistiche stesse possono contribuire all’accelerazione della distruzione ambientale a causa dei notevoli consumi energetici e di risorse che comportano.
Diverse ricerche hanno dimostrato che il settore turistico è responsabile di circa l’8-11% delle emissioni globali di gas serra, il che rende cruciale comprendere l’impatto negativo che il last chance tourism può avere sulle mete visitate. Spesso, i turisti che praticano questa forma di turismo non sono pienamente consapevoli degli impatti ambientali e sociali del loro viaggio.
Data l’importanza di proteggere i luoghi vulnerabili e preservarli per le generazioni future, è fondamentale considerare come possiamo bilanciare il desiderio di visitarli con l’esigenza di ridurre l’impatto negativo del turismo. Ciò potrebbe includere un’attenta valutazione dei nostri comportamenti di viaggio, cercando soluzioni più sostenibili, riducendo l’uso di risorse e considerando alternative meno dannose per l’ambiente.
Inoltre, è essenziale aumentare la consapevolezza tra i turisti riguardo alle conseguenze del last chance tourism e incoraggiare pratiche di viaggio più responsabili ed ecologicamente sostenibili. Solo attraverso una maggiore sensibilizzazione e un cambiamento nei comportamenti di viaggio possiamo sperare di proteggere veramente quei luoghi speciali che rischiano di andare perduti a causa dei cambiamenti climatici e dell’incuria umana.